1. |
Attuale
05:01
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Riappare
dopo mesi
di persiane
implacabilmente chiuse
di insensibilità
ai cambi di luce e
ai capovolgimenti
tra giorno e notte
Sul balcone
i segni della resa
un accumulo
di vasi rovesciati
e una pianta crollata, stesa
a ricordare che così non si resiste
Si concede
ad un riquadro bianco di immobilità
indossa una vestaglia e
i capelli dicono di una battaglia persa
di stanchezze insediate
di cieli che imprigionano
di cieli che escludono
Guarda sotto
la città
che ha dita lunghe
su cui corrono continui agitamenti
Ha lo sguardo di chi affonda altrove
in un tempo che non è questo
Uno sguardo che abbatte
e uno che trasforma
Dura un istante
poi è ritorno
allʼAttuale
In unʼaltra vita
come in unʼ altra epoca
si sentirebbe ancora
la forza del suo mare
In unʼaltra vita
come in unʼ altra epoca
sentiremmo ancora
il temperamento del suo mare
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2. |
Nostalghia
05:18
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Dirompe un immagine
la figura di un uomo
che tenta di accendere ripetutamente una candela
la deve portare, senza che si spenga
dalla parte opposta di una vasca vuota
Cʼè il dettaglio della mano
che regge il moncone acceso
mentre lʼaltra impreparata
tenta di proteggerne la fiamma
Tu da qui puoi sentire il calore irrorargli il palmo
Tuttʻ attorno è pietra e nulla più
Non si vedono cieli
ma un continuo gocciolio di istanti non voluti
che flettono e avviluppano la fiamma
rendendo drammatica la traversata
Esiste un silenzio e
un tempo ostile artigliati alle gambe di lui
Esiste lʼeco sordo di passi sprofondati
Esiste il suo respiro, un fiato rotto
che esce a fatica e che non sa proteggere
Improvviso è il gorgo dʻaria
che giunge alle spalle e che flagella
Tutto si ferma
Lʻuomo deve ricominciare
Ancora una volta e da capo
È da un Secolo che accade e
io mi sento brace che
sʼaggrappa al proprio fuoco
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3. |
Secolo
02:47
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La strada si protende
verso lʼalto, verso la notte
noi con lei
Alle nostre spalle lasciamo
le cose certe, quello che è stato
Davanti ci sorprende
la verticalità
oscura e impenetrabile
di una notte che non è luce
ma aggregato fitto e incolore
Abbiamo visto il silenzio
nellʻaffondo di un oceano ribaltato senza nubi
rovesciarcisi contro
Abbiamo sentito tutto il peso
opprimerci le spalle
fiaccarci la schiena, il cuore
costringerci alla neve
Ora, da questo fondale fatto di gelo
e di sguardi rappresi
ci sovrasta una mole
un chiarore spezzato
A rischiarare le creste scheletrite
i boschi lividi e fluttuanti
ma non noi
È lʻestremo sfogo
fatto anchʼesso di urti e di silenzi
che fa sì che questʼistante
ci perduri addosso
immobile come un Secolo
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4. |
Frammenti
04:54
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5. |
Diorama
03:38
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Vivere come vive una pietra e
tacere per non dar forma al dolore
alla sua luce e alle sue ombre
bave estranee ai riflessi dei lucernari
essere la terra dura
su cui si dorme e ci si corica.
Essere il proprio sogno
per rivivere altrove e
riprendersi da ciò che si è perso.
Un risveglio
che è sussulto nel mattino chiaro
E tu vivi come vive una pietra
affondata e prosciugata dal di dentro
perchè le parole non ti escono
e poco ti rappresentano
Non hai epoche nè stagioni
nè semine nè raccolti
hai solo i tuoi gesti
Ti alzi e te ne vai
con lo sguardo levato alle rondini
che tracciano nel cielo di maggio
il solito istinto
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6. |
Terra che attendo
04:40
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7. |
Sabato
03:51
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Andarsene
con la precarietà del lampo
un bagliore che è già lascito
e consacrarsi allʼattesa
di qual che verrà
Fuori
la pioggia
è lʼunica cosa certa
batte sui vetri
riscrive scenari
discorsi possibili
Fuori
la pioggia
è lama che incide rivolte
vorrebbe entrare
rivelarsi al posto nostro
Dentro
cosa resta
se non barbaglio eterno di parola
che mal si posa e sʻaffoga
in un baratro di nubi
Fuori
la pioggia
non sa che qua
è già tempesta
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8. |
Terra che trovo
05:41
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Terra che trovo e
che ho atteso
Io non ti possiedo
perché non ti ho nel sangue e
non ti porto in fronte
Terra che trovo e
che ho atteso
Tu non mi conosci
perchè sfuggi alle mani
e rimani chiusa alla voce
Sei fatta di speranza e rancore
di pietra e radici
di schiene e vomeri spezzati e
il sudore non accogli
Terra che trovo
forse un giorno
ti farò mia
Nel frattempo è
un miraggio randagio a
far compagnia
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LA NEVICATA DELL' 85 Bergamo, Italy
La Nevicata Dell'85 nasce nel 2009 come progetto musicale composto da Ivan Cortesi (parole, voce, chitarra) e da Andrea
Ardigò (batteria, pad). Nel 2011 esce il disco omonimo "La Nevicata Dell'85" (Fumaio Records) e nel 2013 "Secolo" (Fumaio + DGR).
Il 6 giugno 2021 uscirà "Frontiere / Confini", album composto da 10 pezzi piegati da una sonorità potente, massiccia.
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